giovedì 21 dicembre 2017

Tic


Cercando un posto abbastanza lontano,
vago,
lontano da cosa, poi,
da casa,
dalla solitudine,
dalla tristezza,
come se ci fosse poi qualcosa di colpevolmente malvagio
nell’essere solo,
nell’abbandonarsi a quel morso.
O come se qualcuno potesse riconoscerla poi,
la morsa che torce la pancia,
che toglie il nervo alle gambe,
l’ossigeno al cuore.
E lui salta, invece,
che a far sempre le stesse mosse, nessuno si accorge più.
Si ferma, allora,
solo un momento, poi salta di nuovo.
Sussulta, sussurra,
sorseggia l’attesa di un altro tic.
Che arriva.
Tic.
Calore, consapevolezza, vita,
un altro giro, giostraio,
un’altra moneta,
un’altra canzone.

Nessun commento:

Posta un commento