Piccole gocce d’inverno ticchettano sui vetri,
come unghie laccate
su lettere sbiadite di una vecchia macchina per scrivere.
Lame di luce tagliano la notte,
la strada è un nastro lucido che si infila nel nero,
una pelle vuota di serpente,
l’assenza il suo veleno.
Negli occhi della dama scura,
un richiamo di sirena mi accarezza i passi:
dai comodi sentieri dei boschi
mi allontana il pianto di un cane,
disperato sussulto di cieca lealtà.
Vado da un amico,
mi fermo un po’.
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