giovedì 30 settembre 2010

Penta Rei

Ovvero cinque COSE che, se dovessi privarmene, mi mancherebbero… non necessariamente nell’ordine e senza pretesa di esaustività:
Gli strumenti musicali
Le motociclette
Ahimè, le sigarette
La rete (e uno strumento di accesso alla stessa, ovviamente)
La matita
Perché lo lascio scritto qui? Boh.. magari perché se qualcuno dovesse trovare il modo di andare indietro nel tempo e cambiare l’evoluzione di questa società malata, vorrei che sapesse che queste cose per me sarebbe meglio lasciarle, ecco…

lunedì 27 settembre 2010

zucchero affilato

Ci sono persone speciali, affetti speciali, rapporti speciali, che si nutrono raramente, come gli asceti sulle montagne. A volte senti il bisogno di un pensiero, di una vicinanza, che reprimi per pudore o riservatezza, o per timore di essere in qualche modo frainteso o inopportuno.. ma poi la richiesta ti arriva, puntuale e inaspettata, dall’altra parte. Perché “speciale” vuol dire, in un certo senso, “condiviso”. Sono piccole riduzioni, che conservano e concentrano gli aromi di zucchero e frutta, tratti morbidi di carboncino, scintille di contentezza vera.
Mi piace l’idea del blog, perché, al contrario di mail, sms, telefonate (che sono forme “push”), il blog è una forma di comunicazione “pull” . Il mio messaggio lo lascio qui, lo troverai quando ne avrai voglia, o bisogno, quando cercherai l’abbraccio, la stima, il pensiero che ti è mancato.
Ah, se ti stai chiedendo se è per te… sicuramente lo è!
Sì, anche se non ci conosciamo.
Sì, anche se sei finito qui per caso.

giovedì 23 settembre 2010

I'm happy, I'm feeling glad I got sunshine

Cioè, dico… io capisco che oramai a novembre ci sono i panettoni in tutti i supermercati, e va bene… ma ieri, mentre pranzavo al ristorante, è entrato LO ZAMPOGNARO! Il 22 di settembre! E con tanto di gilet ovino e calzature alla Dolce Remì!
Dopo venti secondi di iniziale stupore, ho DOVUTO dargli dei soldi, se non altro per il coraggio di affermare la propria zampognarità al di fuori del tempo.
E’ per questo che oggi ho una maglietta arancione e due occhiaie improbabili: mancherà anche più di un mese ad Hallowe’en, ma io sono pur sempre una zucca!

mercoledì 22 settembre 2010

venerdì 10 settembre 2010

Collezioni

C’è chi colleziona più o meno qualsiasi cosa, io colleziono frasi che non ho potuto dire.
No, non quelle non dette per timidezza o pudore (che pure ce ne sarebbero), né quelle indicibili per contesto o opportunità (son già molte meno), ma quelle che proprio non posso pronunciare senza mentire a me stesso…
Ci sono pezzi molto comuni ed alquanto dozzinali (ad esempio ”Ti prego, basta Naomi, proseguiamo domani chè stasera non ce la faccio più” giace a prendere polvere sugli scaffali da più di dieci anni), ma ci sono anche pezzi più pregiati ai quali sono sinceramente affezionato.
Uno dei miei preferiti è “Ma cosa ci avrò trovato, in quella là”. Lo tengo dentro una vetrinetta lucida, perché mi piace. Mi piace che quando penso ad una qualsiasi persona che sia stata importante nella mia vita sentimentale (vissuta o semplicemente desiderata, ha poca importanza…), so esattamente perché lo è stata, cosa mi ha colpito, e mi piace soprattutto il fatto che mi colpisca ancora; che non possa incontrare, ascoltare, leggere, in qualche caso solo ricordare queste persone senza che la stessa piacevolezza mi inondi dolcemente. Ho qualche rimpianto, come tutti, qualche irrisolto, ma nessun rancore; e sì, io so sempre cosa ci ho trovato in quella là, perché ce lo trovo ancora. A volte questa cosa è un po’ pesante da gestire emotivamente, lo ammetto, ma non è un tradimento del presente, è solo che certi fili non si spezzano… ed io, modestamente, i fili ho sempre saputo scegliermeli.

giovedì 9 settembre 2010

Mezzo Litro

E’ passato più di qualche anno dall’ultima volta, e me ne vergogno, ma ieri sono andato di nuovo a donare il sangue, ed è una cosa bellissima! Se non altro perché, contrariamente a quanto solitamente accade nella (in)sanità italiana, tutti, medici e infermieri, ti trattano con cortesia, rispetto e gratitudine…
però però…
ci sono le domande… quelle che ti fanno per evitare di trovarsi sacche di plasma inutilizzabile, con evidente spreco di tempo e risorse. Ecco, ieri per la prima volta, quelle domande mi hanno messo in imbarazzo.

“Ha fatto recentemente viaggi in paesi tropicali?” – “No”
“Soggiorni all’estero negli ultimi due anni” – “No”
“Tatuaggi? Piercing?” – “No”
“E’ dedito all’alcool?” – “No”
“Droghe?” – No
“Ha avuto rapporti occasionali o a rischio?” – “No”
“Ha soggiornato recentemente nelle province di Ferrara o Bologna?” – “No”
“Bene, lei è un donatore perfetto!”

Ecco, io sono sicuro che questo è esattamente quello che ha pensato l’omarino in camice seduto di fronte a me, che non c’era niente in fondo ai suoi occhi che esprimesse nulla di diverso da quello che diceva, eppure ho percepito distintamente una vocina che aggiungeva “però, cacchio, che vita di merda!”. E per un secondo, uno solo, mi sono intristito.
Così, mentre il sangue riempiva la sacca, mi sono dato le mie risposte, quelle vere.

"Ho viaggiato su percorsi nel tempo, accettando i rischi e il fascino dell’ignoto e delle possibilità, esplorando mondi creati e distrutti nello spazio di una scelta.
Mi sono ubriacato con le risate di mia figlia, che ora ha un anno, e mi sono promesso di berne ed offrirne almeno un calice ogni giorno, perché quella è una dipendenza vera, non posso più pensare di farne a meno, non so se esiste un gruppo di Buffoni Anonimi, ma io non voglio guarire.
Ho cambiato centinaia di pannolini variamente farciti, e vi assicuro che è un’esperienza lisergica che non ha nulla da invidiare ai più potenti preparati chimici.
Ho avuto rapporti occasionali (e non protetti, per giunta!) con la mia parte femminile, seduto al buio sul divano con la cucciola in braccio e un biberon…
giuro che mi facevo sesso da solo!
I miei amici di Bologna e Ferrara (e anche di altre province, in verità..) non li vedo da tempo, ma ho ricevuto il calore dei loro sorrisi, e ho sorriso per loro, come sempre."
No, io non sono cambiato. E fanculo la vocina.

lunedì 6 settembre 2010

Diavolina

Non mi piace usare la diavolina per accendere il fuoco, lo trovo.. ecco, un po’ come barare...
Nella vecchia casa di pietra di un piccolo paese di montagna, il camino deve essere preparato con cura: un grosso ciocco in fondo, che si consumerà lentamente per fare la brace, due rami ben robusti ai lati, per dare solidità e contenere… poi l’innesco: prima un po’ di carta, quella dei vecchi quotidiani mezzo ingialliti che sono stati conservati all’uopo; non profumano più di rotative o di inchiostro, ma di legnaia e muschio fresco, e a volte ti restituiscono lampi di notizie che sorprendono, ma non feriscono, perché appartengono ad un altro tempo. Vanno appallottolati, quei fogli, valutandone l’umidità tra i polpastrelli, e sistemati al centro, sulle grate di areazione, non troppo pressati, non troppo vicini. Poi un po’ di “fraschette”: corteccia di castagno, residui di piallature, trucioli di denti di sega, un paio di pigne (1), qualche rametto secco di ginepro… intorno alla carta, sopra, ma senza soffocare. Poi ancora i legnetti più esili, perché prendan fuoco facilmente alimentati dalla carta, ma il loro calore sia più intenso e meno effimero, per vincere l’inerzia dei legni più grandi, ed accenderli lentamente. Vanno appoggiati sul ciocco grande e sui due rami robusti che formano l’alveo, perché la carta e le fraschette si consumeranno in fretta, e li lascerebbero cadere al centro dove si consumerebbero senza propagare il fuoco. Infine, via via dei rami sempre più robusti. E poi un fiammifero, due al massimo. Qualche volta funziona, la fiammella si nutre e si espande, altre volte soffoca in un alone buastro, e bisogna ricominciare. Ma è un fallimento buono, perché nella natura dell’alchimia non c’è la garanzia del risultato. Non ci sono lutti da elaborare, solo la consapevolezza che potremmo aver sbagliato qualcosa, ma forse davvero no… forse la legna umida richiede un altro po’ di calore prima di reagire, e la voglia di ricominciare.
A volte succede che il ciocco è lì, pronto a potente, e ha in sé tutto il calore che serve per scaldare le mura fredde di pietra, ma di fraschette proprio non ce n’è più, e bisogna tornare nel bosco a cercarne… ma, si sa, i boschi sono bellissimi la notte, scuri e profondi…



(1)
Sì, lo so, la resina di pino quando brucia produce (oltre ad un profumo eccezionale, acre e pungente) delle particelle cancerogene per inalazione… ma non è che anche gli idrocarburi incombusti della diavolina siano esattamente l’ideale per farsi un aerosol, eh…

venerdì 3 settembre 2010

pietra e metallo

Ho lanciato due o tre sassolini nello stagno, così, per vedere l'effetto che fa.
Poi però, le saldature non son venute granché bene...

strappa il bigliettino!


ci sono giorni in cui mi sento così... e diventa davvero difficile non cedere all'impulso di chiamare debolezze i propri bisogni.